settimana lavorativa di 4 giorni pro e contro
12/05/2023 Welfare

Come già accaduto in molte realtà aziendali del mondo, anche le aziende italiane stanno pensando alla settimana lavorativa “cortissima”, e cioè di 4 giorni lavorativi. Un modello per alcuni molto auspicabile e per altri meno, sul quale è importante analizzare e valutare pro e contro. 

 

I vantaggi della settimana lavorativa di 4 giorni 

La diffusione anche in Italia della settimana lavorativa di 4 giorni, porterebbe a mio avviso non pochi vantaggi: 

  • Aumento della produttività, che compensa il minor numero di ore lavorate. Di questo abbiamo già degli esempi concreti nei paesi scandinavi, tra i primi al mondo per produttività pro-capite, dove questa iniziativa è già normalità, e sono le stesse aziende a dichiararne l’efficacia. Basti pensare, al contrario, a un a un paese come il Giappone: tra i primi al mondo per numero di ore lavorate e al tempo stesso tra gli ultimi posti in classifica per quanto riguarda la produttività; 
  • Miglioramento del work life balance. Grazie a questa iniziativa i lavoratori possono godere maggiormente degli affetti dei famigliari, trascorrere più tempo con gli amici e/o svolgere attività culturali o sportive che danno loro un notevole beneficio, che si riflette poi sul lavoro;  
  • Miglioramento dello stato di salute. Un numero di giorni lavorativi inferiore permette di ridurre lo stress sia mentale che fisico, aumentare le ore di sonno/riposo, mantenere uno status umorale più sereno e uno stile di vita più sano, grazie al maggior tempo libero da dedicare a sé stessi
  • Incentivo alla genitorialità. Lavorare un giorno in meno agevola la gestione dei figli, soprattutto nei primi anni di vita: quelli più significativi per il loro sviluppo; 
  • Risparmio economico. Dovendo recarsi sul posto di lavoro per un numero di giorni inferiore, i lavoratori risparmiano sulle spese di trasferimento casa-lavoro, portandoli in alcuni casi a decidere di non avvalersi più di “aiuti esterni” per la gestione dei figli e di conseguenza avere un ulteriore risparmio;  
  • Miglioramento della qualità dell’aria. Meno persone che si spostano per lavoro corrispondono a un minor utilizzo di mezzi di trasporto, con una conseguente riduzione dell’inquinamento. Tale effetto è ulteriormente amplificato dal fatto che le aziende restano chiuse per un giorno in più, riducendo in tal modo i consumi di luce e riscaldamento

 

Le criticità della settimana lavorativa di 4 giorni 

Come in tutte le cose, ovviamente, anche la settimana lavorativa di 4 giorni porta con sé alcune criticità da non sottovalutare:  

  • Discriminazione tra figure professionali. Non tutti possono usufruire dell’orario ridotto; 
  • Aumento del personale. In alcuni casi potrebbe rendersi necessario assumente dipendenti in più per coprire tutte le attività lavorative, portando a un eccessivo aumento dei costi del lavoro per alcune aziende; 
  • Aumento del livello di insoddisfazione tra i lavoratori. Alcuni di questi puntano tutt’ora solo ed esclusivamente a un aumento del proprio stipendio, mettendo in secondo piano i benefici derivanti dall’avere maggiore tempo libero
  • Gestione più complessa dei team di lavoro, soprattutto in aziende in cui l’attività lavorativa è H24 o 7 giorni su 7. Diventa inoltre molto più difficile organizzare i meeting, soprattutto se si abbina la settimana “corta” a una forte elasticità nella scelta delle giornate lavorative.  

 

Due aziende italiane dalle quali prendere esempio 

In Italia abbiamo due esempi di aziende che hanno adottato la settimana lavorativa di 4 giorni, e cioè la Awin Italia e la Carter&Benson. Entrambe affermano di aver notato un aumento del morale dei dipendenti, del welfare aziendale e della produttività senza alcuna sofferenza dal punto di vista del fatturato o dei risultati. Con la giusta organizzazione sono riuscite ad aumentare il coinvolgimento dei dipendenti senza dover intaccare in alcun modo performance e tempistiche aziendali

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Welfare Finanza

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25/08/2025
finanza

Formazione finanziata a costo zero: un’opportunità concreta per le aziende in cerca di equilibrio finanziario

Molte aziende che si trovano a gestire crediti difficilmente esigibili o ad alto rischio di insolvenza non solo affrontano problemi di liquidità, ma spesso anche una carenza di competenze interne nella gestione finanziaria e del rischio. In questo contesto esiste una leva strategica spesso sottovalutata: la formazione finanziata a costo zero, che consente di rafforzare le competenze del personale per prevenire criticità future.

Questa opportunità spesso poco conosciuta permette alle imprese di formare gratuitamente i propri dipendenti in ambiti cruciali come la gestione finanziaria, l’analisi dei flussi di cassa, la gestione del credito e la prevenzione degli insoluti.

Cos’è la formazione finanziata a costo zero?

È un percorso di aggiornamento o specializzazione finanziato da fondi interprofessionali (ad esempio Fondimpresa, FonARCom, Fondirigenti, ForAgri) a cui le aziende possono aderire senza alcun esborso aggiuntivo. Ogni impresa, infatti, versa già, attraverso l’INPS, un contributo obbligatorio per la formazione continua degli impiegati. Recuperarlo significa trasformare un costo in valore.

La formazione finanziata è una risorsa già attiva e ogni azienda può accedervi con facilità, ecco come:

  1. Adesione a un fondo interprofessionale: l’azienda può aderire gratuitamente a un fondo, comunicandolo all’INPS tramite il modello UNIEMENS. Serve indicare il codice del fondo scelto e il numero dei dipendenti. L’adesione ha effetto immediato e non comporta costi.
  2. Definizione dei fabbisogni formativi: insieme a un consulente o a un ente accreditato, si individuano le aree critiche su cui intervenire.
  3. Progettazione e presentazione del piano: viene costruito un piano formativo su misura che viene poi presentato al fondo.
  4. Avvio dei corsi: una volta approvato il progetto, i corsi partono. Sono erogati da enti accreditati, online o in presenza, secondo le esigenze dell’azienda.
  5. Chiusura e rendicontazione: al termine, l’ente formatore si occupa della rendicontazione amministrativa e fornisce agli allievi attestati di partecipazione o certificazioni, dove previste.

Perché è utile alle aziende che affrontano problemi di credito?

Chi lavora in contesti con crediti in sofferenza o flussi di cassa sotto pressione sa quanto pesino gli errori di valutazione, le dilazioni mal gestite o una scarsa cultura interna del rischio finanziario.

Ecco dove la formazione fa la differenza:

  • aumenta la consapevolezza finanziaria, fornendo strumenti, ad esempio, per leggere i bilanci, analizzare l’affidabilità creditizia e comprendere le conseguenze delle dilazioni;
  • riduce il rischio di nuovi insoluti, introducendo protocolli condivisi per la gestione del credito, checklist preventive e sistemi di allerta precoce basati su indicatori di rischio concreti;
  • potenzia la gestione del portafoglio crediti, abituando il personale a monitorare attivamente scadenze, esposizioni e performance degli incassi, e a intervenire in modo tempestivo su situazioni critiche;
  • migliora la comunicazione interna tra reparti amministrativi e commerciali, creando un linguaggio comune su politiche di pagamento, gestione dei clienti e criteri di affidabilità.

Un investimento invisibile ma tangibile

La formazione finanziata a costo zero si rivela uno strumento essenziale: consente all’impresa di potenziare le proprie competenze interne, mantenere la competitività e prevenire situazioni di crisi grazie a un investimento sostenibile e mirato. Non serve solo a imparare qualcosa di nuovo: è utile per rafforzare la tenuta dell’impresa, per evitare di incorrere in crediti problematici o difficilmente esigibili e per prevenire il blocco del cash flow.

Le aziende che formano sono aziende che investono. E chi investe nel capitale umano, molto spesso, recupera prima anche il proprio capitale economico.

Vuoi sapere se la tua azienda può accedere alla formazione finanziata a costo zero? Contattami per una valutazione gratuita del tuo fabbisogno formativo e per aderire a un fondo interprofessionale.

Un’altra possibilità di formazione finanziata sono i bandi indetti dagli enti locali (Regione e Camera di commerci) e PNRR. Di questi, ne parleremo prossimamente con un articolo dedicato intervistando una partner esperta.

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07/08/2025
finanza

Dilazioni di pagamento: quando ha senso metterle in atto?

In un contesto economico in cui la liquidità è spesso sotto pressione, le dilazioni di pagamento rappresentano uno strumento cruciale per la gestione dei crediti, in particolare per le aziende che operano con margini ridotti o che dipendono da un flusso di incassi regolare.

Se da un lato le dilazioni consentono di mantenere vivo il rapporto con il cliente, di favorire il rientro graduale delle somme dovute e di evitare contenziosi immediati, dall’altro è fondamentale non abusarne.

Concedere dilazioni indiscriminatamente, senza un’analisi puntuale della situazione, può compromettere i flussi di cassa, ostacolare la pianificazione finanziaria e aumentare sensibilmente i rischi di insolvenza.

Cos’è una dilazione di pagamento?

La dilazione di pagamento è un accordo tra creditore e debitore che prevede un'estensione del termine originario di pagamento. Nella pratica, si tratta di una misura che permette al cliente di effettuare un pagamento in un momento successivo rispetto all’acquisto o alla ricezione di beni o servizi.

Può essere concessa in due momenti distinti: prima della scadenza, come forma di agevolazione preventiva per un cliente che ha difficoltà nel rispettare le tempistiche; oppure dopo la scadenza, per facilitare il recupero di un credito già in ritardo, offrendo al debitore una seconda possibilità per regolarizzare la sua posizione. In entrambi i casi, l’obiettivo è quello di favorire l'incasso, mantenere rapporti commerciali attivi e ridurre il ricorso a soluzioni drastiche come il contenzioso legale.

Le principali tipologie di dilazione di pagamento

Esistono diverse forme di dilazione, ognuna con caratteristiche e finalità specifiche.

  • Dilazione a breve termine: proroghe contenute (fino a 30, 60 o 90 giorni), pensate per situazioni momentanee, spesso utilizzate per fidelizzare clienti abituali.
  • Piano di rientro rateale: il debito viene suddiviso in più tranche mensili, utile nei casi in cui il cliente abbia accumulato un arretrato significativo ma dimostri una volontà concreta di saldare.
  • Moratoria concordata: sospensione temporanea dei pagamenti, applicabile in presenza di crisi aziendali o eventi straordinari, anche nell’ambito di trattative stragiudiziali.
  • Rinegoziazione del credito: revisione delle condizioni originarie (scadenze, importi, interessi) per adattarle alla nuova situazione del debitore.

Attenzione, però: la scelta della tipologia deve basarsi sempre su un’analisi attenta della situazione finanziaria del cliente e delle sue prospettive reali di rientro.

Quando ha senso concedere una dilazione?

Concedere una dilazione ha senso quando si ha davanti un cliente che, pur trovandosi in difficoltà, ha sempre dimostrato affidabilità nei rapporti commerciali. In questi casi, un segnale temporaneo di crisi non deve necessariamente chiudere la porta a una possibile soluzione costruttiva.

È particolarmente sensato valutare la dilazione quando l’importo da recuperare è significativo: un’azione legale immediata rischierebbe di bloccare ogni dialogo e compromettere il rientro, oltre a generare costi aggiuntivi e tempi lunghi. Se, inoltre, il debitore dimostra trasparenza e disponibilità a collaborare – magari fornendo un piano credibile di rientro – questo è un chiaro segnale di buona fede.

Infine, la dilazione può rivelarsi lo strumento migliore quando si vogliono evitare contenziosi, proteggendo il rapporto commerciale e mantenendo aperti i canali di comunicazione. In tutti questi casi, più che una concessione, la dilazione è una strategia win-win che tutela il credito e apre a un recupero più efficace.

Dal punto di vista del cliente, la dilazione gli consente di gestire al meglio il proprio budget, distribuendo in questo modo il costo sostenuto per l’acquisto di un bene o di un servizio su un periodo di tempo più lungo, magari permettendogli di pianificare i pagamenti in base alle entrate.

Rischi legati alle dilazioni

Naturalmente, le dilazioni non sono prive di rischi. Tra questi compaiono:

  • la cronicizzazione del debito. Se la dilazione diventa un’abitudine tollerata, il debitore può percepirla come una sorta di “libertà contrattuale” implicita, continuando a posticipare i pagamenti. Questo atteggiamento mina il rispetto degli accordi e può innescare una spirale di ritardi sempre più difficili da gestire.
  • l’effetto domino sul cash flow aziendale. La concessione reiterata di dilazioni può compromettere la capacità dell’azienda di far fronte ai propri impegni finanziari. Mancati incassi sistematici generano squilibri nei flussi di cassa, rendendo più complessa la gestione operativa quotidiana e l’accesso a nuova liquidità.
  • difficoltà nel procedere con azioni legali. In presenza di dilazioni non formalizzate o di documentazione ambigua, far valere i propri diritti in sede legale diventa più complicato. Il protrarsi delle concessioni può indebolire la posizione del creditore agli occhi di un giudice o rendere più difficile dimostrare la volontà del debitore a onorare l’impegno.

Le dilazioni di pagamento possono rivelarsi una leva intelligente per le aziende che vogliono tutelare il proprio credito senza irrigidirsi in posizioni controproducenti.

Ciò che conta è stabilire regole chiare, riportarle all’interno di un accordo formale e sottoscritto dal debitore che specifichi l’esigibilità del nostro credito e le singole scadenze.

Attenzione a monitorare l’efficacia delle concessioni e non perdere mai di vista l’equilibrio finanziario complessivo.

Se ben gestite, le dilazioni sono un segno di lungimiranza: permettono di conciliare le esigenze del cliente con quelle dell’azienda, mantenendo una visione strategica del credito.

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21/07/2025
finanza

Business plan finanziario: perché non è solo un documento per le banche

Quando si parla di business plan finanziario, molte aziende pensano subito alle banche. Richieste di fidi, finanziamenti o linee di credito: è normale associare questo documento a una formalità per ottenere liquidità.

In realtà, il business plan finanziario è un documento strategico che descrive in modo dettagliato la situazione economica dell’impresa, le previsioni sui flussi di cassa, le politiche di gestione del credito e le strategie per garantire la sostenibilità finanziaria nel medio-lungo termine. Ridurre il business plan a un semplice “documento per la banca” significa sottovalutarne il vero potenziale operativo.

Un business plan finanziario ben strutturato è uno strumento operativo che permette all’azienda di:

  • analizzare la propria situazione economico-finanziaria;
  • prevedere flussi di cassa futuri;
  • definire strategie di gestione del credito:
  • Definire le politiche di gestione dei fornitori
  • prevenire situazioni di insolvenza.

Per chi affronta quotidianamente problematiche di recupero crediti, il business plan diventa un alleato prezioso, capace di indirizzare decisioni e azioni mirate.

Come un business plan finanziario aiuta nel recupero crediti

Le aziende che si trovano in difficoltà nella gestione dei crediti commerciali spesso scoprono che la radice del problema sta nella mancanza di una pianificazione finanziaria precisa.

Un business plan finanziario efficace consente di:

  1. Anticipare i rischi di insolvenza. Attraverso l’analisi dei flussi di cassa previsti e il monitoraggio costante degli scostamenti, è possibile individuare per tempo eventuali squilibri finanziari. Questo permette di intervenire rapidamente su clienti a rischio, adottando strategie di incasso più incisive come la richiesta di garanzie aggiuntive o l’applicazione di termini di pagamento più stretti.
  2. Definire politiche di credito chiare. Il business plan aiuta a stabilire criteri di concessione del credito più rigorosi, basati su dati concreti e aggiornati, come l’analisi dei bilanci dei clienti e l’utilizzo di score di affidabilità. Non si tratta solo di vendere, ma di vendere in modo sostenibile, proteggendo la liquidità aziendale e minimizzando il rischio di insoluti.
  3. Ottimizzare la gestione del portafoglio clienti. Attraverso la segmentazione dei clienti per rischio di credito e il monitoraggio periodico delle esposizioni, è possibile concentrare le risorse di recupero lì dove servono di più. Si possono inoltre definire strategie personalizzate di gestione per clienti ad alto rischio, come l’uso di factoring o assicurazione crediti.
  4. Migliorare la comunicazione interna. Quando l’area vendite, l’amministrazione e la direzione condividono gli stessi obiettivi finanziari, il recupero crediti diventa un’attività integrata e più efficace. La condivisione tempestiva delle informazioni su ritardi nei pagamenti e sull’affidabilità dei clienti permette di prendere decisioni più rapide e coordinate, migliorando complessivamente la gestione finanziaria.

Non aspettare l’emergenza: investi in un business plan finanziario

Un business plan finanziario è una forma di prevenzione, un investimento per:

  • Avere sotto controllo la liquidità, attraverso una previsione accurata dei flussi di cassa, la definizione di riserve minime di liquidità e l’individuazione tempestiva di eventuali fabbisogni finanziari.
  • Rafforzare la propria posizione negoziale con clienti e fornitori, presentandosi come partner solido e affidabile, capace di rispettare gli impegni economici e di negoziare condizioni più favorevoli grazie a una gestione finanziaria trasparente.
  • Evitare costosi interventi di recupero crediti a emergenza già in corso, grazie a un monitoraggio costante degli incassi e alla predisposizione di piani d’azione anticipati per gestire clienti problematici, riducendo così tempi e costi di recupero.

Un business plan finanziario non è un semplice adempimento burocratico, ma un potente strumento di gestione, controllo e sviluppo aziendale. Per le imprese che si trovano ad affrontare difficoltà nel recupero crediti, dotarsi di una pianificazione finanziaria accurata può fare la differenza tra reagire all’emergenza e prevenirla in modo efficace. Investire oggi in un business plan significa costruire basi solide per affrontare con serenità le sfide di domani.

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08/07/2025
finanza

Come leggere un bilancio aziendale senza essere un CFO

Leggere un bilancio aziendale non è una competenza riservata esclusivamente ai CFO (Chief Financial Officer), ovvero il direttore finanziario di un’azienda, o ai commercialisti: è un’abilità strategica anche per chi gestisce un’azienda e vuole ridurre il rischio di crediti insoluti. Se vendi prodotti o servizi con pagamento posticipato, devi essere in grado di valutare l’affidabilità finanziaria dei tuoi clienti.

In questo articolo ti offro una guida pratica e concreta per comprendere i dati più importanti del bilancio, anche senza un background tecnico.

Perché è importante saper leggere un bilancio aziendale

Il bilancio aziendale è una fotografia precisa dello stato di salute economico e finanziario di un’impresa. Saperlo interpretare correttamente ti permette di valutare in anticipo il rischio di insolvenza dei tuoi clienti, individuando segnali di difficoltà che potrebbero compromettere i pagamenti. Una buona analisi del bilancio consente inoltre di prendere decisioni più consapevoli: puoi definire meglio i termini di pagamento, richiedere garanzie aggiuntive o decidere di non procedere con forniture rischiose. Infine, è uno strumento fondamentale per difendere il tuo cash flow, prevenendo problemi di liquidità che possono compromettere la stabilità della tua azienda. Un bilancio letto con attenzione diventa quindi uno strumento strategico di gestione del rischio, non un semplice adempimento burocratico.

I tre documenti fondamentali del bilancio

Un bilancio è composto da tre documenti principali, che illustrano la situazione economica e finanziaria di un’azienda.

  1. Stato patrimoniale: rappresenta la fotografia della situazione patrimoniale e finanziaria dell’azienda a una certa data, solitamente al 31 dicembre.
  2. Conto economico: illustra il risultato della gestione aziendale su un determinato arco temporale, normalmente un anno. Riassume i ricavi ottenuti e i costi sostenuti, evidenziando se l’attività ha generato un utile o una perdita.
  3. Nota integrativa: è un documento di commento e approfondimento che spiega i criteri contabili adottati, dettaglia alcune voci del bilancio e fornisce informazioni su situazioni particolari.

Come analizzare un bilancio in modo semplice

Comprendere un bilancio aziendale può sembrare complesso, ma con il giusto approccio è possibile ottenere informazioni preziose anche senza essere esperti di finanza. In questo capitolo ti guiderò passo dopo passo nell’analisi dei principali indicatori di solidità patrimoniale, redditività e liquidità, aiutandoti a individuare i segnali più importanti per valutare l’affidabilità finanziaria di un’azienda.

  1. Controlla la solidità patrimoniale

Dallo stato patrimoniale osserva con attenzione:

  • Patrimonio netto: è l’unione del capitale sociale, utili non distribuiti, riserve che vanno coprire eventuali perdite o altri rischi, ovvero quegli accantonamenti che sono stati fatti nel tempo senza una reale uscita finanziaria.
  • Rapporto tra debiti e patrimonio: Il rapporto tra debiti e patrimonio netto (detto anche indice di indebitamento o in inglese Debt-to-Equity Ratio, D/E) è un indicatore finanziario che serve a capire quanto un'azienda è finanziata da capitale proprio e quanto da debiti.
  • Rapporto tra debiti a breve termine e fatturato: un eccessivo indebitamento in rapporto al fatturato evidenzia l’incapacità dell’azienda di pagare i propri debiti con una scadenza entro i 12 mesi.
  1. Valuta la redditività

Nel conto economico cerca indizi sulla capacità dell’azienda di generare profitti:

  • Margine operativo lordo: misura il risultato operativo prima di interessi, tasse e ammortamenti. Un margine operativo lordo positivo e crescente nel tempo indica che l’azienda riesce a produrre ricchezza dalla sua attività.
  • Utile netto: il margine operativo lordo al netto di oneri e proventi finanziari, oneri e proventi straordinari e carico fiscale. Un utile netto positivo e costante suggerisce una gestione efficiente e una buona redditività complessiva. Una perdita, invece, richiede un’analisi approfondita delle cause.
  1. Esamina la liquidità

Sempre dallo stato patrimoniale, analizza la capacità dell’azienda di far fronte alle scadenze immediate:

  • Disponibilità liquide: comprendono il denaro in cassa e sui conti correnti bancari. Un livello adeguato di liquidità garantisce che l’azienda possa pagare fornitori, stipendi e debiti a breve termine senza problemi.
  • Crediti e debiti a breve termine: valuta se i crediti commerciali sono facilmente esigibili e se i debiti sono sostenibili. Un accumulo di crediti scaduti o una concentrazione eccessiva di debiti a breve termine possono mettere sotto pressione la liquidità.
  1. Leggi la nota integrativa

Spesso trascurata, la nota integrativa contiene informazioni preziose che completano la lettura del bilancio:

  • Eventuali rischi legali o finanziari: cause in corso, garanzie prestate o impegni fuori bilancio possono incidere sulla stabilità dell’azienda.
  • Operazioni straordinarie: fusioni, acquisizioni, vendite di rami d’azienda o altre operazioni eccezionali che possono modificare radicalmente la situazione patrimoniale.
  • Politiche di contabilizzazione: criteri applicati nella redazione del bilancio che possono influenzare la rappresentazione dei dati, ad esempio la gestione degli ammortamenti o delle svalutazioni.

Errori da evitare quando si legge un bilancio

Quando si legge un bilancio aziendale, uno degli errori più comuni è fermarsi solo al dato del fatturato. Grandi ricavi non garantiscono necessariamente la solidità di un’azienda: dietro a numeri importanti possono nascondersi bassi margini di profitto o livelli di indebitamento preoccupanti. È quindi fondamentale approfondire oltre il semplice volume di affari.

Un altro aspetto spesso trascurato è l’analisi delle variazioni rispetto all’anno precedente. Confrontare i dati nel tempo permette di comprendere se la situazione aziendale sta migliorando o peggiorando e di cogliere eventuali trend negativi o segnali di deterioramento.

Infine, è essenziale non sottovalutare la qualità dei crediti. Avere a bilancio crediti di difficile o improbabile incasso può compromettere gravemente la liquidità dell’impresa, creando problemi nella gestione quotidiana e mettendo a rischio la sua stabilità finanziaria.

Non serve essere un CFO per proteggere la tua azienda. Imparare a leggere un bilancio ti permette di scegliere meglio i tuoi clienti, prevenire problemi di recupero crediti e costruire relazioni commerciali più solide.

Ricorda: la lettura di un bilancio è un’informazione importante ma comunque vecchia!

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