In un contesto economico in cui la liquidità è spesso sotto pressione, le dilazioni di pagamento rappresentano uno strumento cruciale per la gestione dei crediti, in particolare per le aziende che operano con margini ridotti o che dipendono da un flusso di incassi regolare.
Se da un lato le dilazioni consentono di mantenere vivo il rapporto con il cliente, di favorire il rientro graduale delle somme dovute e di evitare contenziosi immediati, dall’altro è fondamentale non abusarne.
Concedere dilazioni indiscriminatamente, senza un’analisi puntuale della situazione, può compromettere i flussi di cassa, ostacolare la pianificazione finanziaria e aumentare sensibilmente i rischi di insolvenza.
Cos’è una dilazione di pagamento?
La dilazione di pagamento è un accordo tra creditore e debitore che prevede un'estensione del termine originario di pagamento. Nella pratica, si tratta di una misura che permette al cliente di effettuare un pagamento in un momento successivo rispetto all’acquisto o alla ricezione di beni o servizi.
Può essere concessa in due momenti distinti: prima della scadenza, come forma di agevolazione preventiva per un cliente che ha difficoltà nel rispettare le tempistiche; oppure dopo la scadenza, per facilitare il recupero di un credito già in ritardo, offrendo al debitore una seconda possibilità per regolarizzare la sua posizione. In entrambi i casi, l’obiettivo è quello di favorire l'incasso, mantenere rapporti commerciali attivi e ridurre il ricorso a soluzioni drastiche come il contenzioso legale.
Le principali tipologie di dilazione di pagamento
Esistono diverse forme di dilazione, ognuna con caratteristiche e finalità specifiche.
- Dilazione a breve termine: proroghe contenute (fino a 30, 60 o 90 giorni), pensate per situazioni momentanee, spesso utilizzate per fidelizzare clienti abituali.
- Piano di rientro rateale: il debito viene suddiviso in più tranche mensili, utile nei casi in cui il cliente abbia accumulato un arretrato significativo ma dimostri una volontà concreta di saldare.
- Moratoria concordata: sospensione temporanea dei pagamenti, applicabile in presenza di crisi aziendali o eventi straordinari, anche nell’ambito di trattative stragiudiziali.
- Rinegoziazione del credito: revisione delle condizioni originarie (scadenze, importi, interessi) per adattarle alla nuova situazione del debitore.
Attenzione, però: la scelta della tipologia deve basarsi sempre su un’analisi attenta della situazione finanziaria del cliente e delle sue prospettive reali di rientro.
Quando ha senso concedere una dilazione?
Concedere una dilazione ha senso quando si ha davanti un cliente che, pur trovandosi in difficoltà, ha sempre dimostrato affidabilità nei rapporti commerciali. In questi casi, un segnale temporaneo di crisi non deve necessariamente chiudere la porta a una possibile soluzione costruttiva.
È particolarmente sensato valutare la dilazione quando l’importo da recuperare è significativo: un’azione legale immediata rischierebbe di bloccare ogni dialogo e compromettere il rientro, oltre a generare costi aggiuntivi e tempi lunghi. Se, inoltre, il debitore dimostra trasparenza e disponibilità a collaborare – magari fornendo un piano credibile di rientro – questo è un chiaro segnale di buona fede.
Infine, la dilazione può rivelarsi lo strumento migliore quando si vogliono evitare contenziosi, proteggendo il rapporto commerciale e mantenendo aperti i canali di comunicazione. In tutti questi casi, più che una concessione, la dilazione è una strategia win-win che tutela il credito e apre a un recupero più efficace.
Dal punto di vista del cliente, la dilazione gli consente di gestire al meglio il proprio budget, distribuendo in questo modo il costo sostenuto per l’acquisto di un bene o di un servizio su un periodo di tempo più lungo, magari permettendogli di pianificare i pagamenti in base alle entrate.
Rischi legati alle dilazioni
Naturalmente, le dilazioni non sono prive di rischi. Tra questi compaiono:
- la cronicizzazione del debito. Se la dilazione diventa un’abitudine tollerata, il debitore può percepirla come una sorta di “libertà contrattuale” implicita, continuando a posticipare i pagamenti. Questo atteggiamento mina il rispetto degli accordi e può innescare una spirale di ritardi sempre più difficili da gestire.
- l’effetto domino sul cash flow aziendale. La concessione reiterata di dilazioni può compromettere la capacità dell’azienda di far fronte ai propri impegni finanziari. Mancati incassi sistematici generano squilibri nei flussi di cassa, rendendo più complessa la gestione operativa quotidiana e l’accesso a nuova liquidità.
- difficoltà nel procedere con azioni legali. In presenza di dilazioni non formalizzate o di documentazione ambigua, far valere i propri diritti in sede legale diventa più complicato. Il protrarsi delle concessioni può indebolire la posizione del creditore agli occhi di un giudice o rendere più difficile dimostrare la volontà del debitore a onorare l’impegno.
Le dilazioni di pagamento possono rivelarsi una leva intelligente per le aziende che vogliono tutelare il proprio credito senza irrigidirsi in posizioni controproducenti.
Ciò che conta è stabilire regole chiare, riportarle all’interno di un accordo formale e sottoscritto dal debitore che specifichi l’esigibilità del nostro credito e le singole scadenze.
Attenzione a monitorare l’efficacia delle concessioni e non perdere mai di vista l’equilibrio finanziario complessivo.
Se ben gestite, le dilazioni sono un segno di lungimiranza: permettono di conciliare le esigenze del cliente con quelle dell’azienda, mantenendo una visione strategica del credito.