scopo sociale di un piano di welfare come progettare una politica di welfare parte 5
28/06/2023 Welfare

Nei miei articoli precedenti ho più volte evidenziato che dare i cosiddetti buoni spesa ai propri dipendenti, pur restando un’azione molto positiva e apprezzata, non vuol dire fare Welfare. I buoni spesa sono una piccola parte del Welfare, sono solo una minima parte dei fringe benefit.  

 

Come progettare un piano di Welfare: scopo sociale, non solo buoni pasto 

L’aspetto fondamentale di una politica di Welfare è avere uno scopo sociale, rivolto sia ai dipendenti sia al territorio entro il quale l’azienda opera. Fare Welfare per i propri dipendenti vuol dire partire dai loro bisogni, per cercare non solo di soddisfare le loro necessità dal punto di vista dell’economia personale e/o famigliare, ma anche adoperarsi per fornire loro gli strumenti necessari per pensare al proprio futuro. Di seguito alcuni esempi di come si possono individuare specifici strumenti di Welfare coerenti con il suo scopo sociale.  

 

Diritto alla cura e tutela del patrimonio personale e famigliare: copertura sanitaria integrativa 

Il Servizio Sanitario Nazionale ha ormai raggiunto una situazione critica, non essendo più in grado di far fronte alle esigenze della comunità, soprattutto per quanto riguarda le tempistiche di risposta. Per questo motivo, l’azienda potrebbe mettere a disposizione dei propri dipendenti una somma da destinare ad un piano sanitario. A fronte di un investimento fisso e pianificato nel tempo, questo consentirebbe loro di non doversi preoccupare delle spese, in caso di problemi di salute, per l’accesso alle cure private, oppure per gestire la perdita di autosufficienza in caso di infortunio o malattia.   

 

Educazione al risparmio e tutela delle redditualità futura: pensione integrativa 

L’INPS non ha più risorse sufficienti per far fronte alle crescenti richieste di pensionamento, questo anche a causa del progressivo invecchiamento della popolazione e a una natalità prossima allo zero. Questa situazione ha innescato un effetto domino sui lavoratori, provocando un continuo posticipo dell’età pensionabile e una riduzione del valore mensile che il lavoratore andrà a percepire. Per questo motivo, il ruolo del datore di lavoro è fondamentale per sensibilizzare i lavoratori a tutelarsi con una pensione integrativa. Il datore di lavoro potrebbe avere inoltre un ruolo di facilitatore, mettendo a disposizione dei lavoratori un ente che possa supportarli nel farlo, ma anche permettendo loro di dedicare una parte della propria remunerazione, premio di produzione o TFR, a un fondo pensione. 

 

Educazione al risparmio, alla tutela del patrimonio famigliare e alla prevenzione del rischio o di spese future 

Attraverso il supporto di professionisti come consulenti finanziari e assicurativi, si possono organizzare attività di informazione e sensibilizzazione rivolte ai dipendenti, allo scopo di supportarli nella scelta di polizze a tutela dei propri famigliari in caso di eventi traumatici (per esempio, morte prematura o invalidità permanente) oppure nella pianificazione dei risparmi a tutela del proprio patrimonio famigliare o in previsione di spese future (per esempio, l’università per i figli). 

 

Diritto allo studio, alla cultura, alla crescita personale e professionale, sostegno alle famiglie e alla genitorialità: Flexible Benefits 

Attivando alcune piattaforme messe a disposizione da provider esterni all’azienda, il lavoratore potrà disporre del proprio budget in modo semplice e in totale libertà. All’interno di queste piattaforme potrà richiedere il rimborso delle rette scolastiche o dei campus, degli abbonamenti ai trasporti pubblici, le spese per l’assistenza medica domiciliare di persone non autosufficienti, le spese per la baby-sitter, così come pagarsi le vacanze o gli abbonamenti a palestre, teatri, ecc. 

 

Protezione della capacità economica del lavoratore: Convenzioni finanziarie e/o assicurative 

Il datore di lavoro può concordare delle convenzioni con vari soggetti economici per consentire un risparmio ai propri dipendenti nelle spese di vita quotidiana, come ad esempio compagnie assicurative, banche, centri sportivi, attività commerciali, centri medici, asili e scuole, società di utilities, ecc. 

 

Supporto alla mobilità: Agevolazioni e dotazione di mezzi di trasporto 

L’azienda può mettere a disposizione dei propri dipendenti vari strumenti per agevolarne la mobilità per il tragitto casa-lavoro, come ad esempio abbonamenti per i mezzi pubblici, servizio navetta, biciclette elettriche e incentivazione all'utilizzo del car sharing. 

 

Sostegno alla genitorialità e work life balance: Smart working e Orario elastico 

I due strumenti più comuni per agevolare il lavoratore a raggiungere il giusto equilibrio tra vita lavorativa e vita privata sono lo smart working e l’orario elastico. Entrambi gli strumenti possono assumere varie forme: 

  • Smart working per alcuni giorni alla settimana oppure al mese, o ancora per tutti i giorni lavorativi; 
  • Consentire elasticità di entrata e di uscita durante la stessa giornata lavorativa, purché venga rispettato il numero di ore lavorative giornaliere, oppure richiedere la presenza obbligatoria soltanto in una specifica fascia oraria. 

 

Strumenti di Welfare e scopo sociale: quali mettere a disposizione? 

Le possibilità di fare Welfare in un’azienda sono davvero numerose. Se di vostro interesse, posso elencarvene altre, alcune delle quali potrebbero non dare origine a costi, altre invece necessitano di un budget. 

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Welfare Finanza

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08/07/2025
finanza

Come leggere un bilancio aziendale senza essere un CFO

Leggere un bilancio aziendale non è una competenza riservata esclusivamente ai CFO (Chief Financial Officer), ovvero il direttore finanziario di un’azienda, o ai commercialisti: è un’abilità strategica anche per chi gestisce un’azienda e vuole ridurre il rischio di crediti insoluti. Se vendi prodotti o servizi con pagamento posticipato, devi essere in grado di valutare l’affidabilità finanziaria dei tuoi clienti.

In questo articolo ti offro una guida pratica e concreta per comprendere i dati più importanti del bilancio, anche senza un background tecnico.

Perché è importante saper leggere un bilancio aziendale

Il bilancio aziendale è una fotografia precisa dello stato di salute economico e finanziario di un’impresa. Saperlo interpretare correttamente ti permette di valutare in anticipo il rischio di insolvenza dei tuoi clienti, individuando segnali di difficoltà che potrebbero compromettere i pagamenti. Una buona analisi del bilancio consente inoltre di prendere decisioni più consapevoli: puoi definire meglio i termini di pagamento, richiedere garanzie aggiuntive o decidere di non procedere con forniture rischiose. Infine, è uno strumento fondamentale per difendere il tuo cash flow, prevenendo problemi di liquidità che possono compromettere la stabilità della tua azienda. Un bilancio letto con attenzione diventa quindi uno strumento strategico di gestione del rischio, non un semplice adempimento burocratico.

I tre documenti fondamentali del bilancio

Un bilancio è composto da tre documenti principali, che illustrano la situazione economica e finanziaria di un’azienda.

  1. Stato patrimoniale: rappresenta la fotografia della situazione patrimoniale e finanziaria dell’azienda a una certa data, solitamente al 31 dicembre.
  2. Conto economico: illustra il risultato della gestione aziendale su un determinato arco temporale, normalmente un anno. Riassume i ricavi ottenuti e i costi sostenuti, evidenziando se l’attività ha generato un utile o una perdita.
  3. Nota integrativa: è un documento di commento e approfondimento che spiega i criteri contabili adottati, dettaglia alcune voci del bilancio e fornisce informazioni su situazioni particolari.

Come analizzare un bilancio in modo semplice

Comprendere un bilancio aziendale può sembrare complesso, ma con il giusto approccio è possibile ottenere informazioni preziose anche senza essere esperti di finanza. In questo capitolo ti guiderò passo dopo passo nell’analisi dei principali indicatori di solidità patrimoniale, redditività e liquidità, aiutandoti a individuare i segnali più importanti per valutare l’affidabilità finanziaria di un’azienda.

  1. Controlla la solidità patrimoniale

Dallo stato patrimoniale osserva con attenzione:

  • Patrimonio netto: è l’unione del capitale sociale, utili non distribuiti, riserve che vanno coprire eventuali perdite o altri rischi, ovvero quegli accantonamenti che sono stati fatti nel tempo senza una reale uscita finanziaria.
  • Rapporto tra debiti e patrimonio: Il rapporto tra debiti e patrimonio netto (detto anche indice di indebitamento o in inglese Debt-to-Equity Ratio, D/E) è un indicatore finanziario che serve a capire quanto un'azienda è finanziata da capitale proprio e quanto da debiti.
  • Rapporto tra debiti a breve termine e fatturato: un eccessivo indebitamento in rapporto al fatturato evidenzia l’incapacità dell’azienda di pagare i propri debiti con una scadenza entro i 12 mesi.
  1. Valuta la redditività

Nel conto economico cerca indizi sulla capacità dell’azienda di generare profitti:

  • Margine operativo lordo: misura il risultato operativo prima di interessi, tasse e ammortamenti. Un margine operativo lordo positivo e crescente nel tempo indica che l’azienda riesce a produrre ricchezza dalla sua attività.
  • Utile netto: il margine operativo lordo al netto di oneri e proventi finanziari, oneri e proventi straordinari e carico fiscale. Un utile netto positivo e costante suggerisce una gestione efficiente e una buona redditività complessiva. Una perdita, invece, richiede un’analisi approfondita delle cause.
  1. Esamina la liquidità

Sempre dallo stato patrimoniale, analizza la capacità dell’azienda di far fronte alle scadenze immediate:

  • Disponibilità liquide: comprendono il denaro in cassa e sui conti correnti bancari. Un livello adeguato di liquidità garantisce che l’azienda possa pagare fornitori, stipendi e debiti a breve termine senza problemi.
  • Crediti e debiti a breve termine: valuta se i crediti commerciali sono facilmente esigibili e se i debiti sono sostenibili. Un accumulo di crediti scaduti o una concentrazione eccessiva di debiti a breve termine possono mettere sotto pressione la liquidità.
  1. Leggi la nota integrativa

Spesso trascurata, la nota integrativa contiene informazioni preziose che completano la lettura del bilancio:

  • Eventuali rischi legali o finanziari: cause in corso, garanzie prestate o impegni fuori bilancio possono incidere sulla stabilità dell’azienda.
  • Operazioni straordinarie: fusioni, acquisizioni, vendite di rami d’azienda o altre operazioni eccezionali che possono modificare radicalmente la situazione patrimoniale.
  • Politiche di contabilizzazione: criteri applicati nella redazione del bilancio che possono influenzare la rappresentazione dei dati, ad esempio la gestione degli ammortamenti o delle svalutazioni.

Errori da evitare quando si legge un bilancio

Quando si legge un bilancio aziendale, uno degli errori più comuni è fermarsi solo al dato del fatturato. Grandi ricavi non garantiscono necessariamente la solidità di un’azienda: dietro a numeri importanti possono nascondersi bassi margini di profitto o livelli di indebitamento preoccupanti. È quindi fondamentale approfondire oltre il semplice volume di affari.

Un altro aspetto spesso trascurato è l’analisi delle variazioni rispetto all’anno precedente. Confrontare i dati nel tempo permette di comprendere se la situazione aziendale sta migliorando o peggiorando e di cogliere eventuali trend negativi o segnali di deterioramento.

Infine, è essenziale non sottovalutare la qualità dei crediti. Avere a bilancio crediti di difficile o improbabile incasso può compromettere gravemente la liquidità dell’impresa, creando problemi nella gestione quotidiana e mettendo a rischio la sua stabilità finanziaria.

Non serve essere un CFO per proteggere la tua azienda. Imparare a leggere un bilancio ti permette di scegliere meglio i tuoi clienti, prevenire problemi di recupero crediti e costruire relazioni commerciali più solide.

Ricorda: la lettura di un bilancio è un’informazione importante ma comunque vecchia!

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25/06/2025
finanza

Gestione del credito e tesoreria: come impostare processi efficaci per valutare l’affidabilità della clientela

Per molte aziende, una gestione inefficiente del credito può trasformarsi in un problema di liquidità. Incassi in ritardo, clienti inaffidabili, mancanza di controllo sulle scadenze: sono tutte situazioni che impattano sulla capacità di far fronte agli impegni finanziari. E senza liquidità, anche il miglior modello di business fatica a stare in piedi. Per questo motivo, è fondamentale costruire processi strutturati che permettano di tenere sotto controllo l’intero ciclo del credito, dalla valutazione iniziale della clientela alla gestione operativa degli incassi.

Qual è la chiave di volta? Processi di pianificazione finanziaria integrati con sistemi di gestione del credito. In questo articolo vedremo come impostare una gestione efficace del credito in grado di prevenire le insolvenze e migliorare il cash flow aziendale.

Tesoreria e credito: un binomio strategico

La tesoreria aziendale è l’insieme delle attività che consentono di pianificare, monitorare e ottimizzare i flussi finanziari, affinché l’azienda disponga delle risorse necessarie per operare in modo efficiente e sostenibile. Include la gestione della liquidità, la previsione degli incassi e dei pagamenti, il controllo delle posizioni bancarie e l’ottimizzazione del capitale circolante.

Integrare la gestione del credito nei processi di tesoreria significa adottare un approccio proattivo e strategico, in cui ogni decisione finanziaria viene presa sulla base di dati aggiornati e di una visione chiara della situazione aziendale. Alcuni esempi pratici:

  • Verifica costante dello scaduto clienti: monitorare in tempo reale le fatture non saldate permette di individuare tempestivamente i clienti a rischio insolvenza.
  • Analisi delle abitudini di pagamento: raccogliere e analizzare dati storici su puntualità, importi medi e ricorrenza degli ordini consente di costruire un profilo comportamentale utile a prevedere eventuali ritardi.
  • Creazione di un sistema di scoring interno: attribuire un punteggio a ciascun cliente sulla base di parametri finanziari, comportamentali e settoriali permette di classificare il rischio e di stabilire condizioni di pagamento coerenti e affidabili.
  • Applicare condizioni di vendita che tutelino in caso di mancato pagamento: le condizioni di vendita fanno parte delle attività di prevenzione del rischio; infatti, contratti ben strutturati evitano contestazioni pretestuose e azioni correttive per limitare le insolvenze.
  • Utilizzo di dashboard per monitorare incassi, scadenze e anomalie: le dashboard integrate offrono una visione immediata e sintetica della situazione creditoria dell’azienda, facilitando le decisioni operative e strategiche.

Come impostare un processo efficace di valutazione della clientela

Per strutturare un processo di valutazione dell’affidabilità della clientela che sia davvero efficace, è necessario seguire una serie di passaggi metodici. Ogni fase consente di raccogliere informazioni, interpretarle correttamente e trasformarle in decisioni operative mirate. Ecco come:

  1. Raccolta dati: si parte con la raccolta di informazioni anagrafiche, documentazione societaria, bilanci aggiornati, andamento storico dei rapporti commerciali ed eventuali segnalazioni negative da parte di fornitori o istituti finanziari. Più i dati sono completi e aggiornati, più sarà accurata la valutazione.
  2. Analisi qualitativa: qui si entra nella comprensione del contesto aziendale. Si analizzano il settore di appartenenza, la posizione competitiva, la reputazione sul mercato, la struttura organizzativa e la governance. È un’analisi più soggettiva, ma essenziale per integrare i numeri con la realtà operativa dell’impresa cliente.
  3. Analisi quantitativa: è il cuore della valutazione finanziaria. Si calcolano e interpretano indici patrimoniali, economici e di liquidità, si analizzano i flussi di cassa e si valutano eventuali rating già disponibili da fonti esterne. L’obiettivo è comprendere la solidità e la sostenibilità economico-finanziaria nel medio termine.
  4. Attribuzione di un rating interno: sulla base delle analisi precedenti, si assegna un punteggio sintetico o un rating alla controparte. Questo serve a guidare le scelte operative: limiti di fido concessi, condizioni di pagamento applicabili, necessità di garanzie accessorie, o addirittura l’opportunità di iniziare o proseguire un rapporto commerciale.
  5. Monitoraggio continuo: l’affidabilità non è un dato statico. È fondamentale monitorare con costanza ogni cliente, aggiornando il rating interno in base a nuovi dati disponibili, ritardi di pagamento, variazioni nei bilanci o nel comportamento commerciale.

Impostare correttamente i processi di gestione del credito e tesoreria non è solo una questione tecnica: è una scelta strategica. Significa conoscere meglio i propri clienti, proteggere il capitale circolante e costruire un sistema finanziario aziendale più solido e resiliente. In un contesto economico in continua evoluzione, non è più possibile affidarsi all’intuito. Servono metodo, sistematicità, visione e strumenti adeguati.

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11/06/2025
finanza

Marginalità aziendale: come trovare il giusto equilibrio per la sostenibilità

Gestire un’azienda significa prendere decisioni che influenzano la redditività e la sostenibilità del business. Tra queste, la definizione della marginalità gioca un ruolo chiave.

La marginalità altro non è che la differenza tra il prezzo di vendita di un bene o di un servizio e i relativi costi di produzione e distribuzione. È un indicatore essenziale per valutare la redditività di un’azienda e la sua capacità di generare profitti sostenibili.

Per le aziende che affrontano problemi di recupero crediti, la marginalità assume un ruolo strategico. Un margine di profitto adeguato deve infatti tenere conto del rischio di insolvenza dei clienti e garantire che eventuali crediti non riscossi non compromettano la stabilità finanziaria dell’impresa. In questo articolo, vedremo come definire la marginalità in modo efficace e come prendere decisioni basate su dati concreti per garantire la sostenibilità aziendale.

Perché è fondamentale

La marginalità, come abbiamo visto, determina il profitto generato da ogni vendita dopo aver coperto i costi di produzione e di distribuzione. Definire una marginalità adeguata consente all’azienda di mantenere una posizione solida nel mercato, investire nella propria crescita e affrontare eventuali imprevisti finanziari.

Una marginalità ben strutturata assicura, oltremodo, una gestione più efficiente delle risorse, garantisce investimenti strategici e permette di affrontare con maggiore sicurezza eventuali difficoltà economiche. Senza un margine di profitto adeguato, il rischio di instabilità finanziaria aumenta, rendendo più complessa la gestione delle operazioni aziendali e il raggiungimento degli obiettivi di crescita.

Come scegliere la marginalità giusta

Stabilire la marginalità più adatta per la propria azienda non è un processo immediato: è necessaria un’analisi approfondita di vari elementi che influenzano la redditività e la sostenibilità del business.

  1. Struttura dei costi. Un’analisi dettagliata dei costi permette di individuare le aree di ottimizzazione e migliorare la redditività.
  2. Posizionamento di mercato. È importante analizzare il settore di riferimento e la concorrenza per definire una strategia di prezzo sostenibile: ad esempio, un pricing troppo basso può compromettere i margini, mentre uno troppo alto può ridurre la domanda del prodotto.
  3. Capacità di assorbire perdite su crediti insoluti. Se l’azienda opera in un settore con un alto tasso di insolvenza, deve prevedere margini più elevati per coprire eventuali perdite.
  4. Politica di recupero crediti. Un’azienda con un sistema efficace di recupero crediti può permettersi marginalità diverse rispetto a chi ha più difficoltà a incassare i crediti. Un processo ben strutturato, che preveda solleciti tempestivi e strumenti di monitoraggio, consente di ridurre il rischio finanziario e migliorare la liquidità.

Come prendere decisioni strategiche sulla marginalità

Determinare la marginalità giusta non è solo una questione di numeri, ma un processo che richiede una visione strategica. Ecco alcuni passi fondamentali per prendere decisioni consapevoli.

  1. Analisi dei dati finanziari. L’impiego di strumenti di business intelligence e analisi finanziaria per comprendere l’andamento dei margini e la loro sostenibilità nel tempo permette di individuare tendenze e intervenire tempestivamente per ottimizzare la marginalità.
  2. Definizione di KPI chiari. Stabilire indicatori di performance chiari consente di prendere decisioni basate su dati concreti anziché su intuizioni. Alcuni KPI fondamentali includono: margine di contribuzione, misura quanto ogni unità venduta contribuisce a coprire i costi fissi; tasso di incasso sui crediti emessi, che monitora l’efficacia del recupero crediti; costo del capitale, utile a valutare il costo delle risorse finanziarie impiegate nell’attività aziendale.
  3. Valutazione del rischio di credito. Calcolare il rischio di credito medio è essenziale per stabilire una marginalità che compensi eventuali perdite. Un’azienda che lavora con clienti ad alto rischio di insolvenza deve applicare una marginalità più elevata per proteggere la propria sostenibilità finanziaria. Strumenti come il credit scoring e la segmentazione della clientela possono aiutare a ridurre il rischio e migliorare la gestione del credito.
  4. Adattamento delle strategie di pricing. Le dinamiche di mercato cambiano costantemente ed è fondamentale adattare il proprio pricing per mantenere una marginalità adeguata. Alcune strategie efficaci includono: prezzi dinamici, che variano in base alla domanda e alle condizioni di mercato, scontistica selettiva e pacchetti di valore che aumentino il valore percepito senza ridurre i margini.

Per le aziende, non solo quelle con difficoltà nel recupero crediti, è fondamentale strutturare un sistema di marginalità che tenga conto del rischio finanziario e della sostenibilità aziendale. Investire in strumenti di analisi finanziaria e in una strategia efficace di recupero crediti può fare la differenza tra un business solido e una gestione finanziaria problematica.

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28/05/2025
finanza

Come trasformare un credito non esigibile in un’opportunità fiscale

Il recupero crediti rappresenta una sfida per molte aziende, specialmente quando si tratta di crediti non esigibili. Un credito è definito “non esigibile” quando, nonostante i tentativi di recupero, la possibilità di ottenere il pagamento dal debitore è estremamente ridotta o pressoché nulla. Questo può accadere per vari motivi, come l’insolvenza da parte del debitore o la prescrizione del credito.

Tuttavia, una corretta gestione della cessione del credito può trasformare questa perdita in un’opportunità fiscale. In questo articolo, analizzeremo le strategie per ottimizzare fiscalmente la cessione del credito non esigibile e come questa operazione possa migliorare la stabilità finanziaria aziendale.

Cos’è la cessione del credito non esigibile?

La cessione del credito è un’operazione finanziaria attraverso la quale un’azienda trasferisce a un soggetto terzo (come un’agenzia di recupero crediti o un fondo specializzato) il diritto di credito maturato nei confronti di un debitore. Questo strumento è particolarmente utile quando il credito è considerato non esigibile, ovvero quando la probabilità di ottenere il pagamento è estremamente bassa a causa, ad esempio, di difficoltà economiche da parte del debitore.

In questi casi, la cessione del credito non esigibile consente all’azienda cedente di recuperare almeno una parte del valore nominale del credito, limitando così le perdite. Inoltre, a livello fiscale, questa operazione può permettere di beneficiare di deduzioni sulle perdite subite, contribuendo a ottimizzare la gestione finanziaria complessiva.

Vantaggi fiscali della cessione del credito non esigibile

L’ottimizzazione fiscale della cessione del credito non esigibile assicura:

  • Deducibilità delle perdite. Le perdite derivanti dalla cessione del credito possono essere dedotte dal reddito imponibile, riducendo così il carico fiscale. Questo consente all’azienda di compensare parte delle perdite subite, riducendo il carico fiscale in quanto la perdita è deducibile ai fini IRES.
  • Razionalizzazione del bilancio. Eliminando crediti difficili da recuperare, si migliora la trasparenza e l’adempimento ai principi contabili, evitando che crediti inesigibili influiscano negativamente sulla valutazione del patrimonio aziendale.
  • Riduzione dei costi di gestione. Il recupero crediti può comportare spese legali e amministrative significative. La cessione del credito permette di non sostenere costi che potrebbero rivelarsi eccessivi o inutili sia per l’importo del credito stesso sia per le possibilità di successo.
  • Benefici strategici. L’eliminazione di crediti problematici consente alle aziende di concentrarsi su clienti più affidabili, riducendo il rischio di insolvenza futura e migliorando la gestione del portafoglio crediti.

Strategie per ottimizzare fiscalmente la cessione del credito

Per massimizzare i benefici fiscali e garantire che la cessione del credito non esigibile avvenga nel rispetto della normativa vigente, è fondamentale adottare un approccio strategico basato su un’attenta analisi della posizione aziendale, della documentazione a supporto e delle opzioni disponibili per ottenere il massimo vantaggio fiscale. Tra le strategie che si possono applicare vi sono:

  1. Documentare l’inesigibilità del credito. È essenziale dimostrare che il credito è effettivamente inesigibile, attraverso tentativi di recupero e verifiche contabili. Questo può includere solleciti di pagamento, comunicazioni con il debitore e azioni legali avviate senza successo.
  2. Valutare il valore di cessione. La cessione deve avvenire a un valore equo di mercato, evitando di incorrere in contestazioni fiscali. È importante determinare il prezzo di cessione in base a criteri oggettivi, come le condizioni di mercato, il settore di appartenenza del debitore e il livello di deterioramento del credito.
  3. Monitorare la normativa fiscale. Le regole sulla deducibilità delle perdite possono variare, quindi è cruciale rimanere aggiornati sulle disposizioni fiscali in vigore. La normativa può stabilire requisiti specifici per la deducibilità, come la necessità di dimostrare l’inesigibilità attraverso atti giudiziari o la documentazione di più tentativi di recupero.
  4. Affidarsi a consulenti esperti. Un supporto professionale consente di massimizzare i vantaggi e ridurre il rischio di errori nella gestione fiscale della cessione. I consulenti specializzati possono fornire assistenza nella valutazione del credito, nella preparazione della documentazione fiscale e nella scelta della migliore strategia per la cessione.

La cessione del credito può essere vista, dunque, come un’opportunità per ottimizzare la gestione fiscale. Affidarsi a strategie adeguate e a professionisti del settore consente di trarre il massimo vantaggio da questa operazione.

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